I parametri della ricerca
Per rendere lo studio il più oggettivo possibile, la ricerca è stata ristretta esclusivamente al primo set di ogni partita, e soltanto ai battitori: chi ha la palla è infatti avvantaggiato nel set, e mette a segno in media il 72,6% delle battute.
In questo modo sono stati esclusi tutti i parametri relativi alla performance strettamente fisica e difficile da misurare, come la resistenza allo sforzo del singolo giocatore. In termini di Wage Gap, la scelta degli Open si è rivelata strategica, essendo l’unico torneo di tennis dove il premio in denaro riservato agli uomini e alle donne ammonta alla stessa cifra. Inoltre, si tratta dell’evento tennistico più remunerato al mondo. Una caratteristica che lo rende il campo di studio in assoluto più adatto per osservare la risposta agli stressor: secondo la Duke University infatti, l’aumento della posta in gioco aumenta anche la possibilità di errore. Un’evidenza dimostrata anche in altri ambiti sportivi come il golf e il basket.
I risultati
Lo studio si è focalizzato sulla reazione allo stress negli uomini e nelle donne proprio durante i passaggi critici, come ad esempio dopo i tie-break (una forma abbreviata della partita che si applica quando i giocatori sono pari per sei giochi consecutivi). Lo stress generato dal raggiungimento del tie-break nei giocatori maschi si è tradotto in un aumento della percentuale di errori commessi fino al 7%, mentre il margine di errore nelle donne che avevano raggiunto lo stesso traguardo nel gioco è rimasto pressoché invariato. Da qui la deduzione che la performance degli uomini è più influenzata dal carico psicologico rispetto a quella delle donne.
Un po’ di biologia
Aiutano a capire questa disparità alcune differenze biologiche tra maschi e femmine; tra queste la risposta al cortisolo, l’ormone dello stress.
È stato riscontrato che il livello di cortisolo si alza più rapidamente negli uomini che nelle donne, influenzando negativamente le performance negli ambiti più disparati, dal public speaking al golf. Un’altra evidenza interessante riguarda la reazione alle sconfitte nei due sessi: nel judo, ad esempio, i dati dimostrano che la perdita di un round per gli uomini ha un’influenza negativa sul round successivo, mentre non ha effetti sulla performance femminile.
Conclusioni
Mentre la superiorità fisica degli uomini rimane indubbia, inizia a farsi strada sempre più la teoria che siano proprio le donne quelle più portate a coprire ruoli esposti a una forte pressione psicologica, come quelli a capo di aziende e organizzazioni. Forse la tendenza globale, che vede solo il 4% tra i CEO delle compagnie Fortune 500, è destinata finalmente a cambiare.