Ciao Giorgio, iniziamo dalla tua job description. Ci puoi dire brevemente cosa significa lavorare nel Controllo di Gestione?
Il Controllo di Gestione, lo dice la parola stessa, si occupa di analizzare l’andamento dell’azienda e fornire alla Direzione, tutti gli elementi utili al fine di poter prendere le decisioni giuste. Noi business controller, con le nostre approfondite analisi, il costante controllo dei dati e la misurazione dei risultati, rappresentiamo un punto di riferimento per middle e top management. Inoltre, non guardiamo solo a ciò che sta accadendo. Una parte del mio lavoro, infatti, riguarda anche il Planning, ovvero la pianificazione finanziaria, che consiste nella predisposizione di forecast, budget e piani quinquennali.
A che livello il tuo lavoro incide nella strategia commerciale dell’azienda?
Uno dei compiti del Controller è di valutare i prodotti in vendita dal punto di vista della redditività; di comprendere quindi, l’apporto dato dalle vendite degli stessi al Conto Economico, ovvero ai risultati aziendali. Facciamo questo per aiutare il top management a disegnare strategie commerciali volte a massimizzare i profitti, garantendo allo stesso tempo prodotti di successo che permettano di soddisfare i nostri clienti.
Oltre a un’ottima preparazione nell’elaborare numeri e statistiche, quali sono a tuo avviso le qualità che fanno la differenza nel tuo mestiere?
Beh, sicuramente l’affidabilità, la serietà, la precisione e la puntualità, oltre che la capacità di relazionarsi con i vertici aziendali.
In generale, più passano gli anni e più le soft skill diventano importanti rispetto ad aspetti più tecnici e operativi.
Negli ultimi tempi vediamo il sistema bancario al centro di una trasformazione importante. Il settore assicurativo ha subito meno stravolgimenti?
Il settore bancario è stato il primo a subire forti stravolgimenti con l’istituzione nel 1974 del Comitato Basilea volto a definire una regolamentazione della Vigilanza Bancaria per assicurare stabilità al sistema finanziario globale. Nel 2003, invece, la Commissione Europea, con l’obiettivo di estendere la normativa Basilea II al settore assicurativo, ha istituito un comitato permanente (CEIOPS) che ha portato, nel 2009, all’emanazione della Direttiva Europea, Solvency II. Quest’ultima è entrata in vigore a partire da gennaio 2016. Riguarda in particolare l’armonizzazione delle regole per ridurre le divergenze nazionali e l’identificazione di una serie di obblighi in materia di governance e risk management, per gestire meglio il rischio e aumentare la trasparenza. In pratica: siamo stati appena travolti da un “ciclone” che limiterà più di quanto avevano fatto fino ad oggi i regolamenti dell’IVASS, la libertà di azione delle Compagnie Assicurative, garantendo però, sulla carta, più solidità al settore e di conseguenza più sicurezza per i consumatori.
Sappiamo che prima di approdare in CNP (francese) hai avuto una lunga esperienza in una famosa società di assicurazioni italiana. Hai notato una differenza di mentalità tra le due realtà?
Si, lavoro in CNP Vita da due anni, mentre i precedenti nove li ho trascorsi in Mediolanum. Si tratta di due realtà molto diverse: la prima, CNP Assurance, è un colosso francese che opera nel settore assicurativo da oltre 160 anni e ha deciso di entrare nel mercato italiano dal 2005 attraverso una partnership con il Gruppo Unicredit. Si tratta di una realtà abbastanza nuova in Italia che però vanta già un portafoglio gestito di oltre 12 Mld di euro e moltissimi anni di esperienza a livello internazionale. Il Gruppo Mediolanum è una realtà attiva dal 1991 e molto consolidata soprattutto nel mercato italiano, con una conduzione da impresa familiare moderna legata al grande spirito imprenditoriale del suo fondatore: Ennio Doris.
Sappiamo che ti sei laureato in Economia alla Bocconi di Milano. Quanto è stato importante per la tua carriera formarsi in un istituto così prestigioso? Puoi dare un consiglio a un giovane che intende fare il tuo stesso percorso?
Si, mi sono laureato in una delle Università più prestigiose d’Italia e questo tutt’oggi è un valore aggiunto al mio CV. Potrei dilungarmi sul descrivere il valore di questo Istituto, ma esprimerei concetti bene noti a tutti. Dico solo che della Bocconi ho apprezzato molto il fatto di portare avanti costantemente teoria e pratica. Da un lato studiavo manuali (infiniti) di economia, dall’altro avevo spesso la possibilità di confrontarmi con imprenditori che venivano invitati alle lezioni per spiegarci il mondo del lavoro nel quale operavano, portando in aula quegli aspetti pratici che sui libri non erano presenti. Ho anche avuto la possibilità di iniziare a lavorare prima di laurearmi con uno stage di 6 mesi in IBM che mi ha fatto conoscere il mondo del lavoro a soli 23 anni.
Ad un giovane che sta entrando oggi nel mondo del lavoro dico di dotarsi di pazienza: si esce dalle Università ad alta velocità, ma le aziende lavorano ad altri ritmi. Occorre essere umili i primi anni per apprendere bene le dinamiche aziendali e poi con intraprendenza e forza mettere in mostra il proprio valore.