Ciao Antonietta, puoi raccontarci in breve di cosa ti sei occupata negli ultimi anni?
Ho cominciato per caso la mia carriera nel mondo della moda. L’occasione è stata un semplice impiego in un’azienda di abbigliamento che progettava e produceva brand griffati. La mia passione per il mondo del fashion e la naturale sensibilità per il prodotto mi hanno permesso di diventare una donna prodotto a tutto tondo. Ad oggi il mio ruolo è quello di direttore creativo: progetto collezioni, faccio ricerche di tendenza e strutturo campionari. Ma non solo. Il mio lavoro mi ha portato anche a seguire tutte le successive fasi di produzione: ricerco fornitori in Italia e all’estero, gestisco personalmente la realizzazione dei campionari e controllo le varie fasi produttive.
Sappiamo che adesso sei alla ricerca di una nuova occupazione. Come mai?
Purtroppo in questo momento di economia generale in crisi, il settore abbigliamento griffato è stato uno dei più colpiti. L’avanzata delle grandi catene low cost, che permettono un lusso accessibile a tutti, hanno messo in forte difficoltà molte aziende, specialmente le piccole/medie imprese, che hanno dovuto limitare i costi e ridurre il personale fino a perdere importanti quote di mercato. In Italia poi, le aziende faticano ad essere concorrenziali rispetto ai competitor esteri a causa dell’elevata pressione fiscale. Occorre ripensare e innovare il proprio modello di business ma non tutte le realtà sono in grado di cogliere questa sfida.
Ora la mia azienda, dove ho lavorato per ben trent’anni, è in fase di liquidazione. Per me è arrivato il momento di affrontare di nuovo il mercato e rimettermi in gioco.
Cosa significa rimettersi in gioco oggi per una figura della tua seniority? La tua esperienza può anche essere un ostacolo?
All’inizio ero spaventata. A 49 anni sei troppo giovane per smettere di lavorare e poco appetibile per un’azienda che deve stare attenta ai costi. Poi però mi sono soffermata ad analizzare le offerte di lavoro, che oggi grazie a piattaforme come Linkedin o Pambianco (specializzata nella moda e nel lusso) ti permettono di avere un’ampia visione su ciò che le aziende richiedono.
Mi sono resa conto che per ruoli di spessore, una figura professionale come la mia ha uno spazio ben definito. Ho qualche anno in più ma una professionalità ultra decennale e tanta esperienza sul campo, che per le aziende conta tantissimo.
Affronto questa ricerca come una opportunità per valorizzare il mio know how, sperimentare nuovi ruoli, spaziare in prodotti diversi e mi piace anche l’idea di trasferirmi o viaggiare, in Italia e all’estero.
In questi mesi di ricerca che idea ti sei fatta del futuro del settore?
Oggi è fondamentale fare il punto sulla situazione di mercato che ci troviamo davanti. Per combattere qualcosa bisogna conoscerla a fondo, ed è da lì che occorre ripartire. Considero la crisi un’opportunità di cambiamento e le aziende italiane che sapranno fare fronte a questo, adeguandosi e non rimanendo sorde alle nuove esigenze, hanno le risorse per imporsi nella nuova era.
La quantità è venuta meno, ma c’è tanta richiesta in termini di qualità.
In un’era di nativi digitali è fondamentale dare vita ad attività di e-commerce integrati agli store sul territorio ed essere presenti sui social per avere ampia visibilità e raccontare il prodotto: da dove viene, come è fatto, spiegarne il valore. È importante avvalersi di format mediatici con personaggi che rappresentano un modus vivendi, veicolare il prodotto attraverso l’immagine, e soprattutto: aprirsi ai mercati esteri. L’Italia, emblema della moda per eccellenza, ha ancora molto da dire e tutto il mondo riconosce il nostro valore. Un punto di forza da esportare.