Una professione in continuo aggiornamento. In questo scenario il Security Manager, detto anche Chief Security Officer (CSO), acquisisce un ruolo fondamentale all’interno dell’organizzazione.
Una figura davvero strategica in particolare per le aziende che operano nel settore finanziario ed energetico.
Dagli ultimi dispositivi biometrici di riconoscimento (al posto dei tradizionali “nome utente e password”), ai nuovi programmi di protezione delle infrastrutture critiche, dallo studio delle best practice antifrode alle sfide connesse a un utilizzo sempre più massivo degli smartphone da parte dei dipendenti; il Security Manager deve essere costantemente informato sull’evoluzione delle minacce, delle leggi e dei sistemi di difesa più all’avanguardia.
Il suo compito è mettere a punto dei piani di prevenzione, stabilire le procedure in caso di emergenza, promuovere le norme di sicurezza tra i dipendenti e gli utenti, valutando adeguatamente il rischio aziendale.
Responsabilità di peso che si accompagnano a retribuzioni di tutto rispetto. Dopo qualche anno di esperienza lo stipendio può superare tranquillamente gli 80.000 euro lordi l’anno.
Qual è il percorso migliore?
Fino a pochi anni fa, il ruolo del Security Manager era svolto da quadri e dirigenti dell’azienda che si orientavano verso la gestione dei software e lo scambio di informazioni online, o da tecnici e progettisti di sistemi di reti con spiccate doti di leadership.
Oggi è possibile intraprendere un percorso più preciso partendo da una laurea in economia, giurisprudenza, ingegneria gestionale o informatica, per poi specializzarsi attraverso master e corsi di formazione dedicati.
Anche un passato da hacker potrebbe essere un titolo interessante su cui costruire il proprio ruolo di CSO. Un modo intelligente per “redimersi”, utilizzando le proprie energie e competenze in una delle professioni del futuro.