Ciao Mattia, prima di tutto: piccola parentesi per i non addetti ai lavori. Ci puoi spiegare cos’è il tunnel verticale che state costruendo?
Certo! Ci piace definirlo “simulatore di caduta libera”: è un enorme cilindro di cristallo (8 metri di altezza e 5 di diametro) all’interno del quale è possibile volare sostenuti da un potentissimo getto d’aria. Tecnicamente viene riprodotta la situazione in cui si trova un paracadutista sportivo che si lancia da 4.500 metri e arriva alla velocità di 200 km/orari. Rispetto al paracadutismo, il tunnel è però rivolto a tutti, dai 4 anni di età, senza alcuna preparazione né rischio.
Oggi sono milioni nel mondo gli appassionati di action sport: paracadutismo ma anche surf, free climbing, rafting, bike trail, base jumping e tanti altri. Cosa spinge le persone a mettersi alla prova in situazioni “estreme”?
Personalmente credo sia in primis il bisogno di avventura, in secondo luogo il contatto con la natura e infine, forse la cosa più importante, la possibilità di toccare con mano i propri limiti e quindi di conoscersi meglio.
Non è semplice descrivere come ci si sente quando si raggiunge la cima di una montagna di 4000 metri, oppure quando ci si lancia per la prima volta da un aereo, ma ammetto che questi rappresentano alcuni dei ricordi più belli e indelebili che ho. In quei momenti mi sono sentito realmente vivo.
Far diventare di massa uno sport estremo sembra quasi un ossimoro. È questo l’obiettivo di una azienda che lavora in questo settore o è possibile generare ampi profitti lavorando su delle nicchie?
Il primo. Ammetto sembri paradossale, ma la sfida è proprio quella di rendere uno sport estremo, come il paracadutismo, accessibile a tutti. La chiave di questo tipo di business è indubbiamente la sicurezza, resa possibile anche dall’innovazione tecnologica che sta alla base dei moderni simulatori.
Dal punto di vista del marketing, quali sono le strategie e i canali che secondo te possono funzionare di più in questo ambito?
A livello strategico è fondamentale innovare l’offerta. Mi spiego meglio: gli action sport sono tendenzialmente slegati tra loro e visti quasi sempre dalle persone o come un’esperienza “one-shot” (salto col bunjee, rafting, paracadutismo etc.) oppure come un’attività di alto livello sportivo per pochi appassionati: mancano le vie di mezzo. In quest’ottica una strategia vincente è quella di dare una “casa” agli action sport e a metterli in rete tra loro, fornendo un’offerta sportiva completa e accessibile anche ai non professionisti. Da questa visione è nata l’idea di creare un distretto degli sport estremi nel comune di Pero a pochi passi da Milano, dove oltre ad Aero Gravity saranno presenti anche altre strutture.
Passando ai canali, in questo settore i più efficaci sono quelli online. Perché ci permettono di gestire in autonomia tutte le fasi della nostra attività, dalla comunicazione pubblicitaria (Facebook, Google, Instagram, Twitter e Mail Chimp) alla rete di vendita (Shopify, Facebook shop, Twitter buy now, etc.).
A livello di comunicazione di sport estremi, GoPro e Redbull hanno fatto scuola. Ci hanno insegnato a sfruttare l’effetto “wow” e a creare quelli che vengono definiti gli “epic content” (video virali legati agli sport estremi). Sta a noi sfruttare questi concetti di comunicazione non per vendere un prodotto come nel caso di questi brand, ma per vendere un’esperienza accessibile a tutti. Questa è la sfida.
Ultimamente anche il team building aziendale sta puntando molto su attività ad alto tasso di adrenalina. Quali sono i punti di contatto tra gli action sport e i valori aziendali?
Uscire dalla zona di comfort, come accade provando questi sport, è uno strumento molto efficace per fare team building. Mette in luce i nostri limiti e ci mette davanti al bivio: affrontarli oppure mollare. In queste situazioni entra in gioco il gruppo, che ti incoraggia, che ti sprona e che deve trovare il modo di far superare gli ostacoli a tutti i suoi membri. Sono valori e skill fondamentali per il teamwork e per il problem solving.
Sappiamo che sei un grande appassionato di paracadutismo. Per fare il Marketing Manager in questo settore è fondamentale praticare uno sport estremo?
Sicuramente non è fondamentale, ma di certo aiuta. Personalmente ritengo che l’unico modo per essere credibili quando si vende un prodotto sia conoscerlo alla perfezione. Per questo consiglio a tutti i professionisti che vogliono avvicinarsi a questo mondo di provare sulla propria pelle, almeno una volta, uno di questi sport.